sabato 27 febbraio 2010

IL CANTO DELLE SPOSE


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Un 'amicizia al femminile che nonostante tutto sopravvive ai dardi lanciati dal destino.Una storia di fratellanza al di là della religione.Uno spaccato storico della Tunisi del 1942 città multietnica squarciata dagli effetti della Seconda Guerra Mondiale e dalla strana triade nazisti/arabi/francesi che cercano di vessare gli ebrei.Una ricognizione sulla condizione della donna in tempi ancora così difficili.Una storia di rituali atavici e di tradizioni millenarie che nel loro anacronismo continuano a condizionare gli usi e costumi moderni.Tutto questo e anche altro nel film della Albou,la quale ci consegna una tale molteplicità di punti di vista da lasciare quasi interdetti.Dopo un film condotto sul filo di un femminismo militante dipingendo personaggi maschili dalle accezioni negative nel finale ci sono dei gesti di grande nobiltà d'animo da parte di Khaled(pur avendo avuto esperienze prematrimoniali con Nour non lo fa scoprire al parentado alla prima notte di nozze col trucco del lenzuolo macchiato,lasciando trasparire amore sincero) e Raul(lo sposo di Myriam che durante il film compie una sorta di metamorfosi da uomo untuoso e infido a uomo di infinita pazienza disposto ad aspettare l'amore della sua Myriam).Dopo un film improntato a una critica neanche tanto velata degli arabi visti come collaborazionisti e profittatori il padre di Nour le indica dei versetti del Corano in cui è chiaramente enunciato un ideale di pace e uguaglianza religiosa tra i popoli(al contrario di quelli che le faceva leggere Khaled).Mentre in tutto il film gli "strappi" dell'amicizia tra Nour e Myriam sono consumati essenzialmente dalla prima,nel finale è proprio Nour a cercare la sua amica di una vita.Ed è probabilmente per questo che il film lascia interdetti:vi sono al suo interno punti di vista antitetici non conciliabili tra di loro e proprio per questo non si riesce a comprendere quale sia il punto di vista dell'autrice che per sè si ritaglia la parte,sgradevole,della madre di Myriam.Il canto delle spose ci descrive un quadro storico a noi ignoto,la prevaricazione nazista sugli ebrei anche avvalendosi della non sempre celata ostilità degli arabi verso chi ha una religione diversa dalla loro(ma non si capisce allora perchè non siano così ostili verso francesi e tedeschi),una società comunque multietnica e multireligiosa che convive pacificamente(vedere gli incontri nei bagni turchi frequentati da ebrei e musulmani alla stessa maniera)ci descrive con dovizia di particolari(pure troppo puntiglio realistico) i rituali matrimoniali sia per quantro riguarda la religione ebraica(ma la sposa deve essere "preparata" all'orientale) che quella musulmana

.A tratti è suggestivo anche grazie a come sono fotografati i vicoli di Tunisi a tratti inspiegabilmente farraginoso bloccato dall'affanno della ricostruzione ultrarealistica(vedere per credere la sequenza della depilazione a cui si sottopone eroicamente Myriam:una sequenza lunga,probabilmente inutile per l'economia del racconto,tutta in primissimo piano a svelare ogni dettaglio anatomico e fastidiosamente vera.a ogni strappo seguiva l'ululato della platea inorridita).E comunque la chiusura sembra artificiosamente ottimista ed è la parte meno convincente del film.Rimane la volontà di raccontare la fratellanza tra popoli di religione diversa,il racconto di un amicizia tra due adolescenti(o poco più) contemporaneamente anche romanzo di formazione.Un film che dovrebbe suscitare emozione e invece si ferma sulla soglia dell'autocompiacimento.E'sicuramente più importante per quello che vuole raccontare che per come lo racconta.....

VOTO:6,5/10

mercoledì 24 febbraio 2010

OVERKILL "IRONBOUND"


Ridendo e scherzando,i newyorkesi Overkill è da quasi trenta anni che calcano le scene.Il loro sound ha avuto sempre qualcosa di peculiare che gli altri non avevano:delle linee di basso massicce e importanti per la struttura del pezzo e i vocals dell'erculeo Bobby "Blitz" Elsworth,una vera e propria sirena ai primi atti della loro discografia.Poi la sua voce mantenendo sempre la sua originalità e la sua sostanziale inimitabilità è cambiata dopo un intervento alle corde vocali diventando più rabbiosa,ringhiosa,sporca.Ma sempre potentissima.Ironbound è una graditissima sorpresa.Gli Overkill ultimamente a dire la verità non hanno dato alle stampe dischi memorabili ed è per questo che Ironbound è una sorpresa.E'il classico album degli Overkill degli anni 80 e 90,suonato come si fa nel 2010.Un album con una produzione incredibile che dà il giusto risalto a ogni strumento ,con chitarre ultracompresse,una batteria tellurica e la voce di Blitz Elsworth che domina il tutto dall'alto di una ritrovata forma.Dopo un arpeggio di vaga reminiscenza sabbathiana si entra nel vivo col primo pezzo "The Green and Black" che dopo un inizio rilassato prende forma in tutta la sua fumante potenza:ritimiche complicatissime,andamento sincopato tra parti accelerate e rallentamenti,una cavalcata piuttosto lunga e complessa.
Sicuramente uno dei punti di forza del disco anche se credo che come opener non era il brano più azzeccato.E'un pezzo profondo,che ha molte linee melodiche diverse e che colpisce dopo diversi ascolti.Forse per approcciare il disco era meglio mettere la sulfurea title track,con un refrain killer e un solo melodico di grande presa,oppure le schegge lanciate ad alta velocità Bring The night o Give a Little.Due pezzi più semplici con melodie che restano impresse a fuoco nelle orecchie fin dal primo ascolto.La prima parte del disco contiene sicuramente i pezzi migliori,ma Iron bound si mantiene su buoni livelli per quasi tutta la sua durata.Forse la sua durata depone per un certo appiattimento verso il finale.Del resto il suono è monolitico e costante,quindi può subentrare un certo grado di assuefazione.DD Verni avrà perso i suoi riccioloni a favore di un taglio corto,Elsworth ha ancora i bicipiti gonfi anche se si cominciano a vedere i segni del tempo,ma gli Overkill non hanno perso un decibel della loro furia thrash primigenia.Bentornati!

VOTO 7,5/10

TRATTORIA/PIZZERIA "LA VERITA' " LADISPOLI(ROMA)

Questo è un locale che sta al di fuori di tutte le guide enogastronomiche.Non è un locale da colletti bianchi,è tutto molto familiare,tutto improntato sulla personalità debordante del proprietario che nei pochi minuti in cui abbiamo parlato mi ha raccontato a grandi linee la sua vita.Decisamente una vita da film.E'una trattoria dalla cucina molto casareccia,un locale all'apparenza forse anche un po'dimesso,pulito ma piuttosto disadorno.E'il classico locale in cui il contenuto vale molto più della forma.La cucina al centro di tutto.Si può scegliere tra pesce e carne ma ,visto che siamo a Ladispoli,località romana tra Roma e Civitavecchia,vicino al salotto buono della riviera di Fregene,a maggioranza scegliamo il pesce,qualcuno carne.Ed è una scelta azzeccatissima.Il proprietario ci propone a grandi linee il menù.Antipasti di pesce freddi e caldi,insalata di mare ,un primo con spaghetti e risotto mentre per il secondo ci propone un merluzzo all'acquapazza(quasi due kg di merluzzo!) e una frittura.Cominciamo dagli antipasti,i piatti roteano vorticosamente con antipasti dei più svariati(ostriche,cozze e vongole,spiedini di mare ecc ecc) fino a una favolosa insalata di mare che riscuote grande successo.Tra di noi c'è qualcuno che non mangia il pesce ,per cui viene proposto un antipasto all'italiana di buona qualità,ottime le mozzarelline di bufala.Passando ai primi ci vengono portati degli spaghetti mare e monti di buona fattura soprattutto per la parte inerente al pesce e un ottimo risotto ai frutti di mare,appena rosato da una spruzzata di pomodoro.Poi si passa al piatto forte già sazi di tutti gli antipasti e di due primi comunque abbondanti.Diamo anche un assaggiatina al primo preparato per i "carnivori".Sono bucatini all'amatriciana,non fanno una grande impressione,ma visto che siamo appena stati solleticati dal pesce....Poi viene il piatto forte del pranzo:il merluzzo di quasi due kg cucinato all'acquapazza.Sinceramente non avevo mai mangiato nulla del genere.Inutile cercare parole.Da provare e basta.Ma è decisamente troppo.Siamo arrivati oltre il limite umanamente possibile,nel nostro stomaco non entra più nemmeno uno spillo.Dobbiamo dire basta e rinunciare alla frittura e a tutto quello che sarebbe venuto dopo,dolce della casa compreso...ma quando è troppo è troppo ,soprattutto quando la qualità accompagna la quantità.Il prezzo?assolutamente ridicolo...

domenica 21 febbraio 2010

MICROLOGUS "MAGGIO VALENTE"


Qualche giorno fa ho fatto una visitina a un negozio di cd vicino a casa mia(si fa per dire ,pochi kilometri) specializzato in robettina particolare.Abbastanza di nicchia ,ha parecchia roba jazz,fusion e musica classica.Io ho adocchiato subito il reparto della musica medievale e sono stato attratto dal cd di cui sto parlando in questo momento.Non conoscevo prima di ora questo ensemble che ho letto autore di una ventina di cd(probabilmente pubblicati in un mondo a parte rispetto alla normale discografia mainstream) e tra i primi a riscoprire e riproporre la musica medievale in Italia ricostruendo anche gli strumenti che si suonavano all'epoca grazie all'opera di maestri liutai.A vedere le fotografie di questi strumenti devono essere proprio dei veri artisti.Dicevo che sono stato attratto dal cd in questione:specificatamente sono stato attratto dal sottotitolo di Maggio Valente,cioè dalla dicitura Canzoni e Danze nelle Corti Italiane tra Medioevo e Rinascimento.A quel punto ho pensato che era d'obbligo l'ascolto e dopo qualche minuto è diventato d'obbligo anche l'acquisto.Attraverso 21 brani,alcuni dei quali solo strumentali,per un totale di circa 65 minuti,questo disco rappresenta uno squisito viaggio verso le sonorità di quell'epoca.Ascoltandolo dimentichi quasi dove stai ,in che epoca vivi,che cosa stai facendo.Realmente incantevole lasciarsi trasportare da questi suoni e da queste voci,una sorta di ricognizione mentale nelle piazze e nei castelli più famosi d'Italia che permette di rileggere le passate escursioni in quei luoghi ricchi di storia e di fascino attraverso questa nuova,inedita colonna sonora.Leggendo le note di copertina scopro che i componenti dell'ensemble sono quasi tutti umbri o si sono trasferiti in Umbria e avendoci studiato in quella verde ,bellissima regione,mi dispiace ancora di più non averli conosciuti prima.Il disco in questione è del 2007 ed è dedicato alla memoria di uno dei componenti fondamentali dell'ensemble,Adolfo Broegg scomparso nel 2006 a soli 45 anni.Tutti diplomati al conservatorio ho letto nel loro sito(www.micrologus.it) che hanno partecipato alle colonne sonore di film come Ragazzi Fuori e Mediterraneo.Di questo Maggio Valente si apprezza soprattutto la varietà dei pezzi proposti,lo splendido lavoro sulle linee vocali,alternando e intrecciando il lavoro della voce femminile con quella maschile e il lavoro eccelso sugli strumenti a corda.Il mio brano preferito di questo cd,comunque tutto ad alto livello, è La Vida De Culin(Balletto).E'veramente un peccato averli scoperti con quella decina d'anni abbondante di ritardo....

VOTO:8,5/10

mercoledì 17 febbraio 2010

AVATAR


James Cameron è l'Arsenio Lupin del cinema moderno.Campione assoluto di furto con destrezza.E' riuscito a muovere un giro d'affari di oltre due miliardi di dollari,parlando solo degli incassi per non parlare di tutti i soldi futuri che gli pioveranno addosso.Va a finire che lo troveremo nel suo deposito di dollari a fare il bagno nelle monete d'oro.....Avatar è ,o meglio sembra,essere diventato la pietra di paragone per tanto cinema a venire e ho visto volare in sede critica,non solo dei semplici appassionati,ma chi di critica cinematografica la fa di professione,tante lodi sperticate,appellativi di capolavoro e voti massimi.Ebbene io non ho visto nulla di questo.E'comunque un film importante,da rispettare e che sarà ricordato anche tra molti anni come quello che ha aperto la strada a un nuovo modo di fare cinema.Avatar rafforza la mia sensazione che mentre Cameron è assolutamente all'avanguardia per quanto riguarda gli effetti visivi,la motion capture(veramente convincente) e per tutti gli aspetti tecnici in genere,si dimostra sempre più conservativo e poco incline alle novità in sede di scrittura.Oserei dire anche modesto:perchè lo script di Avatar non è all'altezza di tutto il resto.In Avatar ho visto una sorta di Bignami di tutto lo scibile cinematografico da Balla coi lupi a Pocahontas,da L'ultimo dei Mohicani ad Apocalypse now,da Laguna blu a Guerre stellari,da Jurassic park ad Apocalypto, da Aliens Scontro finale a L'invasione degli ultracorpi(l'immagine finale).E se continuo a ripercorrere mentalmente il film continuo a trovare accostamenti ad altri film per ogni dove.Sta qui la maggiore delusione di Avatar:in regia poteva starci un Emmerich qualunque e il risultato sarebbe stato probabilmente identico o quasi.Parliamo poi del 3 D.Beh gli effetti tridimensionali di questo film non mi hanno mai regalato l'impressione di essere dentro il film(probabilmente per avere tale sensazione mi sarei dovuto mettere a pochi centimetri dallo schermo,magari in una di quelle giornate in cui per vedere questo film erano liberi solo i posti in braccio a quelli seduti),spesso mi hanno fatto solo l'impressione di un surplus fatto gratuitamente.Credo che in questo settore Avatar non sarà una pietra di paragone perchè presto sarà superato da altri film.Stasera il migliori effetto 3 D visto è stato il trailer di Alice In Wonderland di Tim Burton,quella faccia di gatto a pochi centimetri dalla faccia è veramente notevole.Probabilmente qui siamo arrivati a livelli di riferimento per quanto riguarda il motion capture e comunque bisogna dire che visivamente Pandora è notevole anche se odora di riciclaggio delle opere di Dean.Purtroppo la componente umana,i personaggi sono la parte peggiore del film:piatti, unidimensionali,non c'è quel minimo di ambiguità che li renderebbe più affascinanti.Evitabile quella spruzzata generosa di new age nel finale,soprattutto in un film che non brilla per agilità vista anche la durata.E la prima parte non brilla per ritmo e per freschezza.Dopo più di due ore e mezzo di film mi sono reso conto che James Cameron ci ha guadagnato un sacco di soldi,io un bel mal di testa e il nistagmo per circa un'ora.Ma poi spiegatemi una cosa:ma come è possibile con tutto il dispiego di tecnologia che c'è in questo film l'esoscheletro lo devono accendere con la chiavetta come il camioncino diesel del lattaio e la mega bomba che deve distruggere tutto la devono lanciare a spinta?
VOTO 5/10

martedì 16 febbraio 2010

AHAB-THE DIVINITY OF OCEANS


Prima di comprare questo cd non conoscevo gli Ahab se non per qualche breve ascolto rubato su YouTube,qualche loro esibizione dal vivo addirittura in terra americana.E in rete il loro nome circola sempre più e viene visto sempre con maggioir favore.Così, incuriosito,ho pensato di ordinarlo.Anche perchè qui nella zona dove vivo avere un disco del genere è pura utopia.Dopo averlo atteso per una settimana ce l'ho tra le mani e non nascondo la mia impazienza per aprirlo e ascoltarlo.Partiamo dalla copertina che è bellissima.E' un quadro che si chiama Le Radeau De La Meduse ed è un dipinto di Theodore Gericault.In basso a destra c'è un adesivo circolare in cui c'è scritto NAUTIK FUNERAL DOOM.L'etichetta alla loro musica creata dagli stessi ragazzi provenienti da Monaco di Baviera.Sinceramente all'inizio sono scettico di questa etichetta perchè in fondo ritengo il funeral doom genere abbastanza conservativo e poco consono alle variazioni,ma stavolta mi sbaglio hanno ragione loro.Quelle tre paroline rendono perfettamente l'idea del monolite sulfureo fumante che è racchiuso in questo dischetto.I brani sono 6,la durata complessiva è di oltre 67 minuti,più di 10 minuti a brano.E già da questo si comprende come The Divinity Of Oceans non sia un disco da ascoltare così, tanto per farlo.Per riuscire a capire tutte le finezze contenute bisogna ascoltarlo più volte,ogni volta avrà qualcosa di nuovo che sorprenderà.In questo senso è un disco molto profondo che cresce ascolto dopo ascolto.La matrice è quella del funeral doom,genere in cui non sono tanto esperto ma mi ricordano qualcosa degli Evoken o dei Funeral.Nelle parti più dinamiche mi ricordano i My Dying Bride più oscuri e tenebrosi.C'è anche una forte matrice death metal che si sente in alcuni brani,tipo l'ultima parte di O Father Sea,costruita su un riff portante veramente assassino ,la ricerca melodica in Redemption Lost(naturalmente sempre in ambito estremo) o gli arpeggi delicati di Nickerson's Theme che decorano l'inizio del brano prima di trasformarsi in qualcosa di meno delicato e molto più oscuro.Ma citazioni vanno fatte anche per l'ottima title track e per il brano d'apertura Yet Another Raft Of The Medusa(Pollard's Weakness) che sono due brani complessi e cangianti.Gli Ahab cercano di inserire parti più melodiche nella loro musica rendendola decisamente più fruibile ma non dobbaimo dimenticare il genere di partenza.Interessante notare anche l'importanza limitata che viene data alla tastiera molto usata in campo funeral per accrescere il pathos .La loro casa discografica,la meritoria Napalm records,etichetta austriaca,parla di versione slow di grossi calibri tipo Morbid Angel o Carcass.Beh ,io i Carcass proprio non ce li sento ma l'accostamento all'angelo morboso della Florida non mi sembra così azzardato....

VOTO 8/10

domenica 14 febbraio 2010

MORGANA


Morgana ha la stessa età di mia figlia ,7 anni e qualche mese.Sono cresciute insieme,ma soprattutto siamo tutti cresciuti insieme,come unità familiare.E'una cagnetta di razza,una yorkshire terrier ma non fatevi strane idee su di me.Io cani li ho sempre raccolti dai canili o dalla strada e anche Morgana praticamente non fa eccezione.Un mio cliente aveva la madre e decise di farla accoppiare,seppur in età abbastanza tarda.E vennero fuori Morgana,somigliante in tutto e per tutto al padre e la sorellina,più piccola e totalmente diversa:Per carità sempre yorkshire ma con una testa più tonda e un pelo totalmente diverso.Quando abbiamo ultimato il piano vaccinale previsto il mio cliente mi disse che Morgana(il nome naturalmente l'abbiamo messo noi ed è successivo a questo momento della storia) l'indomani sarebbe stata portata a un negozio di animali,in vetrina per essere venduta.Giuro mi sono sentito male.E infatti obiettai che erano tre mesi che abitava in un appartamento ,sarebbe stato proprio brutto per lei ritrovarsi in una vetrina e in una gabbietta per chissà quanto tempo.E gli chiesi quanto voleva per il cane,a che prezzo lo avrebbe venduto.Pensavo che mia moglie, entusiasta della nascita di Lucrezia, già premeva per avere un altro figlio.Avevamo già programmato da quando eravamo fidanzati che avremmo avuto due figli,sempre se Dio avesse voluto.Ma non nascondo che dopo tre mesi dalla nascita della nostra prima figlia,ero ancora frastornato(e non per le ore di sonno perse,io la notte non l'ho mai sentita,dormo poco ma quando dormo lo faccio come un sasso,seriamente insomma)e forse ancora non mi sentivo pronto per avere subito un altro figlio.Così se le pretese per Morgana non erano assurde...E il cliente contento del mio interessamento me l'ha praticamente regalata(gli ho ridato indietro solo i soldi dei vaccini somministrati).E ho riportato a casa questo ammasso di unghie e di dentini,con due occhietti vispi nascosti dietro una fitta peluria.I primi tempi non sono stati facili soprattutto per mia moglie che era costretta a uscire con passeggino e guinzaglio,Morgana ha imparato tutto e subito della nuova casa.la prima cosa ha imparato a salire sul letto con un tecnica tutta sua.Una sorta di doppio salto:saltava prima sulla sponda e poi da lì un nuovo slancio per il letto.All'inizio non riusciva ma in capo ad un paio di giorni ci siamo ritrovati a dormire in quattro nel lettone matrimoniale(non quello di Putin che avete capito!).E questo per diversi mesi,fino a che abbiamo traslocato nella nuova casa,con un po'di giardino recintato intorno.All'inizio tendeva a scappare e purtroppo è stata anche investita.Si è rotta il bacino in più punti ma il recupero è stato pronto e completo.L'unico scotto da pagare è che l'abbiamo dovuto ovarioisterectomizzare perchè sarebbe stato rischioso farle avere dei cuccioli.Morgana è buonissima ,al contrario di quello che si pensa sulla razza,dolce e paziente con i miei figli(che gliene combinano di tutti i colori) dorme accoccolata sulle sedie come un gatto e ha una tecnica particolare per mangiare:mangia un croccantino per volta.Ora al posto del lettone preferisce dormire sul divanone di pelle.Quando vado di sopra nel salone a vedere la tv sinceramente non so se viene con me perchè mi vuole bene(perchè quando sto in casa mi segue sempre passo per passo) o perchè vuole bene al divano.Ma conoscendola credo che sia la prima che ho detto...

sabato 13 febbraio 2010

MINNIE


Minnie tecnicamente non è una paziente.Fa parte dell'arredamento dell'ambulatorio.Gatta abbandonata circa cinque anni fa sulla finestra della sala chirurgica,all'esterno.Sentivamo miagolare da dentro ma non riuscivamo a renderci conto.Finchè la sera uscendo ci siamo accorti di quello scatoloncino in cui c'era questo piccolo esserino sofferente e miagolante.Avrà avuto al massimo un paio di mesi e aveva tutta l'aria di essere stata investita.Aveva la mandibola rotta in più punti,una zampa anteriore letterlamente polverizzata ma si vedeva che aveva voglia di vivere.E'stata una piccola scommessa salvarla,però ci siamo riusciti.Ma Minnie ha perso la zampa anteriore sinistra e anche la mandibola ha una forma strana che le conferisce una faccia particolare.Non sarà bellissima(ma per me lo è) ma è la gatta più affettuosa che abbia mai visto.Non le ho visto mai fare un gesto di aggressività,non l'ho mai vista soffiare o graffiare qualcuno.Si avvicina sempre fiduciosa a tutti e se qualcuno si siede in sala d'attesa,lei sale in braccio per farsi accarezzare e coccolare.E se qualcuno lascia un trasportino aperto lei ci si ficca dentro.Minnie fa compagnia e la cerca perchè ogni volta che è sola in una stanza si sposta in una stanza con qualcuno al suo interno.E mai lasciare giacconi o borse sulla scrivania.Lei ci si accoccola e ci dorme sopra.Mi pareva giusto cominciare questa piccola rubrica da lei....

venerdì 12 febbraio 2010

DIECI INVERNI


Non solo l'inverno del loro scontento di shakespeariana memoria ma ben dieci sono gli inverni che passano prima che il sentimento di Camilla e Silvestro venga messo bene a fuoco.Il film di Mieli come detto da altri racconta una storia facile,minimalista,anche banale se vogliamo ma rifugge dall'estetica mocciana o grandefratelliana che tutto avvolge nelle proprie spire malefiche.E'un film dall'umore saturnino così come le stagioni invernali che vengono passate in rassegna e che si distinguono l'una dall'altra solo per la didascalia o qualche particolare dell'aspetto dei due.Due ragazzi colti all'arrivo nel mondo dei grandi(studi universitari,la prima volta che vivono da soli,una città nuova,Venezia ,come addormentata in riva al mare) e poi seguiti per dieci anni della loro vita nelle loro scelte sentimentali e professionali.Da ventenni ignari del mondo che esiste attorno a loro,magari armati di sana incoscienza, a trentenni col loro bel carico di inquietudine e di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere non è stato.Silvestro e Camilla salgono e scendono dall'altalena dei sentimenti,la prima notte che s conoscono dormono insieme ma la mattina dopo sono come due sconosciuti,da distanti divengono vicini,da amici diventano conoscenti e viceversa,diventano al massimo amici degli amici,frappongono tra loro altre storie sentimentali che naufragano miseramente di fronte all'elettricità dei loro incontri che avvengono continuativamente per tutto il decennio,incapaci di capire(o meglio di confessare a se stessi) che cosa provano per l'altro/a.Questa sarabanda di incontri procrastinati nel tempo ricorda parecchio da vicino Harry ti presento Sally,con Venezia e Mosca a fare da sfondo invece di New York ma il continuo balbettamento sentimentale,le complicazioni,le deviazioni e le notazioni a margine sono più tipiche di certo cinema francese,da Sautet a Truffaut e forse a Rohmer.Il film di Mieli è lungi dall'essere perfetto ma è importante per come si inserisce in quel filone di commedia sentimentale che rifiuta le frasette dei Baci Perugina o le inutili sociologie d'accatto paratelevisive.I due intepreti risultano assolutamente credibili in qusto contesto e il regista è bravo a cogliere i loro scarti umorali,le loro insicurezze,la loro pavidità di fronte a quello che sta succedendo loro.Da ricordare il primo incontro tra SIlvestro e Camilla con i loro impacci anche infantili ma di spontaneità assoluta e la sequenza in cui lei fa footing per le calli veneziane e lui in una piazzeta adiacente si sta fumando una sigaretta su una panchina.In mezzo un frate che trasporta un alberello.Una sequenza che illustra benissimo la geometria variabile del caso,le distanze tra i due che mano mano si accorciano per poi riallungarsi di nuovo.Una sequenza silenziosa,che dura poche decine di secondi ma che in questo lasso di tempo minimo spiega compiutamente il senso del film.Un film fatto di distanze variabili,di casualità e di errori.Proprio come quelli che si commettono nella vita di tutti i giorni.Un film comunque incoraggiante per la salute del nostro cinema e da incoraggiare

VOTO 7/10

IL VECCHIO CASALE-SAN GIOVANNI TEATINO

E'la prima volta che veniamo a mangiare in questo ristorante pizzeria.I proprietari mi dicono che dopo aver ristrutturato il vecchio casale da cui prende il nome,hanno sistemato gli interni e hanno aperto il locale circa 6 mesi fa.Fino alla settimana precedente alla nostra visita erano aperti solo di sera ,ora anche a pranzo.Nell'atrio del locale ci sono moltissime foto di scena tratte da capolavori del cinema italiano,una bella raccolta fotogafica dei nostri divi del passato.Sordi,Gassmann,Mastroianni,Vittorio De Sica,Silvana Mangano,Sophia Loren e tanti altri a ricordare film immortali nella nostra memoria come I vitelloni,Ladri di biciclette,La grande guerra,Riso amaro,I soliti ignoti.Decisamente un punto a favore del locale.Il proprietario è appassionato di cinema(argomento che appassiona entrambi e su cui ci intratteniamo piacevolmente) e di attrezzi agricoli antichi in bella mostra sulle pareti.Il locale è pulito,è accogliente,le pareti sono tinte in giallo ocra e porpora,i tovagliati di buona qualità(nonchè nuovi),posate e stoviglie hanno un aria molto casareccia,senza tanti fronzoli.Siamo arrivati un po'tardi per cui siamo soli nel locale.Meglio, avremo il personale tutto a nostra disposizione.E'un locale tipico per cui chiediamo consigli per il menù.Gli antipasti freddi consistono in un tagliere con vari salumi affettati e formaggi freschi e stagionati.Una nota di merito per il prosciutto crudo,nostrano,non molto saporito e tagliato un po'spesso,come piace a me.Gli antipasti caldi sono sfiziosi divertissment del cuoco:crepes con porcini,tortini fatti con zucchine gratinate,crocchette di patate a forma di pera,arancini di riso e dadini di prosciutto cotto.Decisamente intriganti.Ottimi anche i primi:ordino delle tagliatelle con zucchine pastellate a listelle e funghi porcini che reputo notevoli,hanno anche una pasta alla mugnaia con sugo di peperoni,melanzane e zucchine(un filo pesante devo dire) e non dispiace nemmeno la pasta alla chitarra con ragù.La pasta è fresca ,fatta a mano e a giudicare dal tempo che ci hanno messo a prepararla devono averla fatta al momento.Per secondo ci viene consigliato un arrosto misto con costatine di suino e di agnello,salsiccia e tagliata di vitello.Il piatto non abbonda ma è tutto cucinato alla perfezione con uso copioso di olio extravergine d'oliva rigorosamente a crudo.Per finire dolci della casa(buona la panna cotta al cioccolato,appena discreto il tiramisu) e il conto,abbordabile ma forse leggermente salato.L'impressione ricavata è positiva,è un locale nuovo,appena aperto e quindi sono giustificabili(magari per scarsa esperienza)alcune carenze di servizio o alcuni piccoli particolari da migliorare(era vuoto il dispenser di sapone del lavandino dell'antibagno,mentre c'era in quello del bagno sia delle signore che dei signori).Altra cosa da migliorare è la durata del pasto:noi abbiamo impiegato circa due ore e mezza.Forse un po'troppo per un pranzo in un giorno feriale.E in futuro proveremo anche le pizze....

L'UOMO CHE VERRA'

La fine è tristemente nota.Ma la visione è se possibile ancora più dolorosa.Una strage nazista che sui libri è liquidata in due anonime righe elencando dati numerici agghiaccianti(più di 750 vittime tra donne,vecchi e bambini) assume contorni se possbili ancora più agghiaccianti.Fino a stasera non avevo capito quanta atrocità potesse essere racchiusa in due misere righe lette in un libro di storia.Ora grazie a questo film finalmente sono riuscito a visualizzare quello che per tanti anni per me è stato qualcosa di totalmente astratto legato a commemorazioni che mai in realtà mi avevano toccato profondamente. Come è riuscito stasera a fare questo film.Un opera di rigore stilistico assoluto che partendo da una realtà rurale così mirabilmente restituita ai nostri occhi racconta un episodio di tristezza infinita annidato tra le pieghe della Seconda Guerra Mondiale.Diritti impone una scelta linguistica purista usando il dialetto emiliano e preferendo di distribuire il film sottotitolato.Una scelta che non può non ricordare il suo maestro,quell'Ermanno Olmi che riecheggia più volte in questo e nell'altro film di Diritti quel Il vento fa il suo giro inaspettato successo legato al passaparola.L'uomo che verrà pur manetenendo il suo interesse per la comunità chiusa,isolata,come questa dei contadini dell'Appennino emiliano e come quella raccontata nel film precedente,appare film più rifinito nella forma,forte di un ambientazione rigorosa e ben caratterizzata.La vita dei contadini è ricreata nei minimi particolari con un aderenza totale alla realtà e si rivivono i riti della panificazione,della lavorazione del maiale e tutte quelle abitudini dei contadini di quel tempo.Una vita dura,segnata dal lavoro dall'alba al tramonto.Ammirevole è la scelta delle facce degli attori non professionisti,volti segnati dal tempo e dalla fatica ed ancora più ammirevole la pregevole amalgama che riesce a Diritti nel far recitare gli attori professionisti assieme a questi volti prestati al cinema.Quasi non si avverte lo scarto tra chi vive costantemente davanti alla macchina da presa e chi ha vissuto sempre nell'ombra.Indimenticabile lo sguardo profondo ed evocativo di Greta Zuccheri Montanari,la piccola Martina a cui è affidato il principale punto di vista del film.Il suo mutismo all'inizio ribelle poi quasi rassegnato permette di concentrarsi maggiormente su quello che la cinepresa ci mostra,senza intralci di voci off che si affannino a spiegare tutto.Il rigore stilistico di questo film non si deve limitare a riconoscerne solo la ricerca filologica e antropologica.Non è un documentario,qui il cinema vola altissimo a ricordare i maestri del passato,l'efferatezza dei crimini è resa rifuggendo totalmente la retorica,senza sonoro,in un flusso straniato di suoni distorti.Martina osserva tutto da lontano e la cinepresa con lei:i delitti efferati,le esecuzioni di donne e bambini,il rastrellamento,viene tenuto tutto in campo lungo,nel silenzio che diventa quasi fragore insopportabile,una scelta antispettacolare ma che dal punto di vista emotivo riesce a coinvolgere ancora di più.Credo che rimarrà a lungo davanti a i miei occhi l'immagine di quel bambino che cerca continuamente di scappare in avanti amorevolmente ricondotto nel gruppo dal parroco,quando i nazisti hanno rastrellato donne e bambini e li stanno portando al cimitero.Un film assolutamente da vedere,un film assolutamente necessario. E spero che Greta Zuccheri Montanari(neanche nominata sulla scheda) abbia un avvenire cinematografico luminoso come i suoi occhi.

VOTO 9/10

WELCOME

Quanta crudele ipocrisia racchiusa in quel WELCOME scritto sullo zerbino del vicino di casa che ha appena denunciato Simon colpevole addirittura di aver aiutato un giovane immigrato curdo.Ma andiamo con ordine.Bilal è un giovane curdo in viaggio da tre mesi per arrivare a Londra dalla sua amata Mina.Ha viaggiato in tutti i modi,a piedi,dentro i camion,sotto i treni,rischiando la vita neimodi più disparati.E'il sogno di coronare il suo amore che lo spinge.A Calais non ce la fa a mettere una busta in faccia per non farsi scoprire dentro il camion di un autotrasportatore.E viene fermato alla dogana.Fermo per necessità in uno dei posti più di frontiera della Terra,immigrato clandestino ma non perseguibile per legge visto che il suo Paese è in guerra .Bilal cerca un modo alternativo per percorrere il braccio di mare che separa la Francia dalle bianche scogliere di Dover,sponda immaginifica che si intuisce in una bellissima sequenza.Lo vuole percorrere a nuoto ma per far questo deve imparare.E alla piscina comunale conosce Simon,prostrato da un matrimonio che sta finendo non per sua volontà che quasi per farsi bello di fronte alla moglie comincia ad aiutarlo,mettendo a rischio la propria tranquillità e la porpria fedina penale.In Francia commette reato penalmente perseguibile con pene fino a cinque anni di detenzione chi aiuta gli immigrati.Ma a Simon che ormai non ha più nulla da perdere non interessa e comincia ad aiutare Bilal nella sua folle impresa.Dieci ore di nuoto con l'acqua a 10 gradi.Quello che conta nel film di Lloret non è tanto la storia(in alcuni momenti ho avuto una strana sensazione di deja vu perchè questo film mi ha ricordato molto quel piccolo misconosciuto gioiello che è L'ospite inatteso ) ma la descrizione minimalista d'ambiente,l'atmosfera che riesce a creare,l'empatia che come forza insopprimibile trasporta Simon verso Bilal che è un figlio che non ha mai avuto.Welcome parla della frontiera,è una storia di frontiera,impressionante la scena con le decine di camion che su piani diversi raggiungono il porto in un flusso continuo.Ma è anche la colonna sonora dell'ipocrisia occidentale che cerca di mettere a tacere il senso di colpa che deve avere verso il terzo o quarto mondo ridotto alla fame e costretto a migrare in massa.E giustamente viene messo in evidenza che non basta fare un respingimento in mare(intanto li respingiamo poi dove vanno a morire sono affari loro,in barba a tutte le organizzazioni umanitarie internazionali),fare una legge che si inventa il reato di immigrazione clandestina,non basta nemmeno il volontariato che pur tanto si adopera.Sarebbe necessaria una politica comune che faccia capire che il pericolo principale che dobbiamo affrontare non è un immigrato che ci troviamo sul pianerottolo,magari con i piedi ben piantati su quella scritta,quell'ironico e beffardo WELCOME stampigliato sullo zerbino davanti alla porta.Ma questa è un altra storia che esula dalla semplice cinematografia.Il film di Lloret però non si limita semplicemente alla denuncia del racket dell'immigrazione o al clima di irrazionale chiusura alla diversità tanto radicato nella popolazione occidentale.Non si sofferma neanche sulla mostruosità giuridica che punisce chi aiuta il bisognoso.E non è neanche un elegia dell'immigrato perchè tra loro vediamo delinquenti disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.Il film di Lloret è magnificamente centrato sul rapporto che si crea tra Simon e Bilal,sulle loro rispettive ottusità,sull'ammirazione che prova Simon per il giovane Bilal animato dal fuoco sacro del suo sogno d'amore.Probabilmente vede un se stesso di tanti anni prima.Ora invece è un uomo stropicciato dagli avvenimenti che non ha avuto neanche il coraggio di attraversare un marciapiede per conservare la propria moglie(parole sue).Bilal è la proiezone di tutto quello che lui non è riuscito a fare.Da qui nasce spontanea l'ammirazione.E nasce l'ammirazione per un film come questo che invita alla riflessione senza essere manicheo....

VOTO 7,5/10

MOON

Fly me to the moon" cantava Frank Sinatra da qualche parte negli States.E Sam Bell sulla faccia nascosta della Luna ci è volato per davvero.Lavoro di tutto riposo,un contratto di manuntentore per tre anni di una stazione di raccolta di un combustibile ecologico da inviare sulla Terra.Uniche compagnie sono serie tv,canzoni(la mattina si sveglia con Nik Kershaw) e la voce di un computer GERTY con i suoi emoticons che si vedono da un piccolo schermo sul davanti ,anche perchè il satellite per le comunicazioni non è funzionante e quindi i suoi familiari e i suoi capi comunicano con lui solo tramite messaggi preregistrati.Mancano solo due settimane e Sam comincia a capire che c'è qualcosa che non funziona,comincia a vedere strane cose.Delittuoso procedere oltre con la narrazione di quello che succede.Il film dell'esordiente Duncan Jones(non vi dirò neanche sotto tortura che è il figlio dell'uomo che cadde sulla terra David Bowie) più che puntare sugli effetti speciali(che non ci sono ,è un film realizzato con un budget ridicolo per gli standard dei film di fantascienza di oggi,appena 5 milioni di dollari) punta a recuperare le atmosfere della fantascienza adulta e umanista che negli anni 70 ha raggiunto probabilmente l'apice creativo.Cita nella stessa inquadratura Tarkovskij(anche se qui non c'è nessun oceano pensante che crea visioni) che Kubrick(GERTY pare un nipotino di HAL) ma a mio parere non sono i suoi punti di riferimento principali.Io credo che il buon Duncan abbia visto come parametro di riferimento per il suo film opere come Silent Running(2002 la Seconda odissea diretto dal mago degli effetti del 2001 di Kubrick,Douglas Trumbull) e una serie tv inglese degli anni 70,molto nota anche qui da noi come Spazio 1999 .Altri riferimenti soprattutto scenografici possono essere trovati in opere minori come Saturn 3 di Donen oppure Atmosfera zero di Hyams,un remake di High noon(Mezzogiorno di fuoco)ambientato nella profondità dello spazio.Silent Running e Moon corrono su binari paralleli soprattutto per essere entrambi dominati da un one man show:le prove di Bruce Dern e di Sam Rockwell sono pervase da un senso di disperato fatalismo,una volontà beluina di opporsi ai disegni preordinati,una consapevolezza di essere solo dei minuscoli meccanismi di un ingranaggio altrimenti perfetto.Jones gioca sul nitore dei corridoi,sull'alienazione portata da una vita che si ripete sempre uguale a se stessa,sui silenzi che rimbombano in una stazione spaziale dove tutto è asetticamente controllato dalla calma rassicurante di GERTY (che segue le leggi della robotica di Asimov)aiutato anche da un commento musicale intenso e allo stesso tempo minimalista ad opera di Clint Mansell.In questo e nel trattare argomenti che sfiorano l'esistenziale ricorda molto la prima stagione di Spazio 1999.Moon è un film piacevolmente fuori del tempo,che propone interrogativi ,senza voler dare a tutti i costi le risposte,che non scioglie magari tutti i nodi(la telefonata a Eve oramai quindicenne e lei che si rivolge al padre che è lì a fianco a lei) ma che affascina e inquieta sin dalla prima inquadratura.E Duncan Jones è bravissimo a tener coperto il gioco,a svelare la terribile verità poco a poco,fino alla terribile scoperta che mi ha rimandato alla memoria in un sublime trucco illusionistico l'ultima sequenza di The Prestige.Sam Rockwell più che essere semplicemente attore, acquisisce lo spessore di un entità cinematografica magnificamente flessibile in tutta la sua umoralità,è lui il vero effetto speciale del film.E a differenza degli altri effetti speciali non ha prezzo....

VOTO 8/10

Qualcosa di me...

Figlio del '68 ma all'epoca le sole rivoluzioni le facevo per la pappa.Mio padre mi ha educato presto al cinema di qualità e non l'ho mai ringraziato abbastanza per questo.Studi scientifici,laurea in medicina veterinaria,esercito la libera professione in completa balia della clientela.Anche animali esotici.Poche passioni ma compulsive:musica,basket e anche calcio.Tifoso della Roma,da sempre.Un matrimonio felice e due figli straordinari:Lucrezia e Niccolò rispettivamente 7 e 4 anni.Qui ci ritroveremo a parlare un pò di tutto da recensioni di film ,a ristoranti ,a dischi e perchè no?alle piccole disavventure quotidiane nel mondo del mio ambulatorio.....