domenica 25 aprile 2010
IL PROFETA
Finalmente è stata la sera.L'aspettavo ormai da un tempo tanto lungo che quasi non me lo ricordavo più.E,tanto per non farsi mancare nulla,qui da me la distribuzione ha fatto in modo che arrivasse con circa un mese di ritardo,quasi portassero la pellicola a dorso di cammello(o di bradipo).Il cinema è uno di quelli più vecchi a Pescara,lo frequento da lungo tempo per il Flaiano Film Festival.Una volta era una monosala ora misteriosamente le sale si sono moltiplicate e sono diventate quattro.Il cinema è sviluppato in altezza e la quarta sala dove proiettano il film è veramente in piccionaia.E poi...più che una sala cinematografica sembra una sala per conferenze.C'è il telo bianco che cala dal soffitto che surroga lo schermo cinematografico grande poco più dello schermo di casa mia,ci sono i faretti nel controsoffitto che è piuttosto basso,ci sono poltroncine verde pistacchio di design moderno e anche molto comode.Sono poi staccate le une dalle altre e quindi ci possiamo distanziare a piacere dalla fila che ci precede.Comodo.Anche per una sala conferenze.Arriviamo in orario,noi siamo in tre.Non c'è nessuno e prendiamo posto grossomodo al centro della saletta,ci mettiamo a nostro agio aspettando gli altri spettatori.I quali pensano bene di non arrivare.Non ci sono .Non esistono.Siamo solo noi tre.Abbiamo la fortuna quindi di avere una proiezione praticamente privata e l'atmosfera casalinga rende il tutto ancora più degno da essere ricordato.Quasi mi viene la paura che la signora grassoccia con la faccia un pò annoiata che ci ha fatto i biglietti,prenda l'ascensore,salga al terzo piano dove siamo noi e ci dia indietro i soldi del biglietto lamentando fantomatici problemi tecnici.E invece no.Sospiro di sollievo,le luci si abbassano e il film comincia.E che film.Adoro Audiard e fremo nel vedere questa sua ultima fatica su cui ho letto quasi solo pareri entusiastici.Non è facile vedere un film così perchè quando hai letto tanti pareri ultrapositivi di persone di cui ti fidi le aspettative si alzano.C'è il rischio di venire delusi ma stavolta sento che non è così.Il profeta rilegge il genere carcerario rielaborandolo alle fondamenta partendo da un aspro realismo.Il giovane diciottene protagonista non avrebbe gli strumenti cognitivi per sopravvivere:è analfabeta,non ha nessuno fuori che gli possa mandare soldi,c'è appena un accenno al fatto che ha aggredito un poliziotto con un coltello e questo ha determinato la sua condanna a sei anni e mezzo di carcere nonostante lui si professi innocente,è stato catapultato in un mondo popolato da facce patibolari(complimenti per il casting)che lo guardano come i predatori guardano una preda.Nel carcere c'è un'insidia nascosta dietro ogni angolo.Avrebbe bisogno di protezione e invece trova un lavoro da schiavo.Malik,che parla arabo è usato dalla potente cricca dei corsi capitanati dal vecchio Luciani per tenere sotto controllo i nemici arabi.Già qui è evidente uno dei fattori preponderanti del film,un tema molto caro al regista parigino:la lingua come barriera(quasi)insormontabile.Malik nel suo anonimato viene scelto perchè sa parlare arabo e viene sottoposto a una sorta di test d'ingresso:deve uccidere un detenuto arabo.Che da morto si trasforma nella voce della sua coscienza che prima lo tormenta e poi si trasforma in una sorta di contrappunto costante nella sua crescita.Perchè il film di Audiard tra le sue varie anime è soprattutto un racconto di formazione,un progresso costante tenuto nascosto e stando sempre al riparo il più possibile dalle insidie.Il carcere non serve però a reinserire Malik dopo che ha scontato la pena.In carcere il giovane che avevamo visto all'inizio del film si trasforma in un uomo,un crimianle di sconfinata ambizione e abilità.Il capo dei corsi che si accorge che Malik sta acquisendo sempre maggior sicurezza gli chiede anche perchè continua a fargli il caffè pur potendo aspirare a molto meglio.E Malik non risponde,mette la polvere nel bicchiere e aggiunge l'acqua in silenzio.Malik fa tutto quello che gli ordinano ma intanto organizza il suo futuro con calma ,senza fretta.Malik sta diventando uomo e presto se ne accorgerano tutti.Il profeta(l'articolo determinativo del titolo italiano è assolutamente risibile tanto è fuoriviante) è un film che supera le due ore e mezza senza che lo spettatore se ne accorga,è l'opera più complessa e sfaccettata di Audiard,un viaggio all'interno dell'universo Malik e della sua crescita esponenziale nel non luogo di un carcere.La vita carceraria è scandita da ritmi circadiani sempre costanti:i pasti,l'ora d'aria,le docce,il lavoro.Tutto filmato con assoluto realismo senza alcun filtro. Come dicevo prima è un film in cui sono fondamentali le barriere linguistiche.Bisognerebbe guardarlo in lingua originale per cogliere tutte le differenze linguistiche che purtroppo vengono appiattite dal doppiaggio.Malik sapendo l'arabo è il trait d'union tra i corsi e gli arabi,stando con i primi ne impara la lingua quasi rubandola giorno per giorno,studia francese alla scuola del carcere.E'l'unico che riesce a comunicare foneticamente con tutti.
Il film quasi non dà riferimenti temporali(l'unico riferimento è la banconota da 50 franchi che all'entrata del carcere Mlik si nasconde in una scarpa),l'altroquando cinematografico in cui è immerso è plumbeo,noi vediamo Malik che si trasforma davanti ai nostri occhi.Da ragazzino che era con occhi quasi spauriti ora ha salito rapidamente tutti i gradini della piramide alimentare,da preda è diventato predatore.Non c'è lotta per il dominio tra Malik e Luciani,il vecchio capo dei corsi.Malik gli fa semplicemente terra bruciata intorno.Forse gli è stato suggerito dall'ultima apparizione dell'arabo che aveva ucciso per essere accolto dai corsi.La sua coscienza si dissolve nelle fiamme.Non c'è vendetta.E'solo la legge del più forte,del maschio alfa nel branco.E'arrivato il nuovo maschio alfa.Il vecchio si deve rassegnare....
VOTO 8,5/10
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