sabato 27 febbraio 2010

IL CANTO DELLE SPOSE


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Un 'amicizia al femminile che nonostante tutto sopravvive ai dardi lanciati dal destino.Una storia di fratellanza al di là della religione.Uno spaccato storico della Tunisi del 1942 città multietnica squarciata dagli effetti della Seconda Guerra Mondiale e dalla strana triade nazisti/arabi/francesi che cercano di vessare gli ebrei.Una ricognizione sulla condizione della donna in tempi ancora così difficili.Una storia di rituali atavici e di tradizioni millenarie che nel loro anacronismo continuano a condizionare gli usi e costumi moderni.Tutto questo e anche altro nel film della Albou,la quale ci consegna una tale molteplicità di punti di vista da lasciare quasi interdetti.Dopo un film condotto sul filo di un femminismo militante dipingendo personaggi maschili dalle accezioni negative nel finale ci sono dei gesti di grande nobiltà d'animo da parte di Khaled(pur avendo avuto esperienze prematrimoniali con Nour non lo fa scoprire al parentado alla prima notte di nozze col trucco del lenzuolo macchiato,lasciando trasparire amore sincero) e Raul(lo sposo di Myriam che durante il film compie una sorta di metamorfosi da uomo untuoso e infido a uomo di infinita pazienza disposto ad aspettare l'amore della sua Myriam).Dopo un film improntato a una critica neanche tanto velata degli arabi visti come collaborazionisti e profittatori il padre di Nour le indica dei versetti del Corano in cui è chiaramente enunciato un ideale di pace e uguaglianza religiosa tra i popoli(al contrario di quelli che le faceva leggere Khaled).Mentre in tutto il film gli "strappi" dell'amicizia tra Nour e Myriam sono consumati essenzialmente dalla prima,nel finale è proprio Nour a cercare la sua amica di una vita.Ed è probabilmente per questo che il film lascia interdetti:vi sono al suo interno punti di vista antitetici non conciliabili tra di loro e proprio per questo non si riesce a comprendere quale sia il punto di vista dell'autrice che per sè si ritaglia la parte,sgradevole,della madre di Myriam.Il canto delle spose ci descrive un quadro storico a noi ignoto,la prevaricazione nazista sugli ebrei anche avvalendosi della non sempre celata ostilità degli arabi verso chi ha una religione diversa dalla loro(ma non si capisce allora perchè non siano così ostili verso francesi e tedeschi),una società comunque multietnica e multireligiosa che convive pacificamente(vedere gli incontri nei bagni turchi frequentati da ebrei e musulmani alla stessa maniera)ci descrive con dovizia di particolari(pure troppo puntiglio realistico) i rituali matrimoniali sia per quantro riguarda la religione ebraica(ma la sposa deve essere "preparata" all'orientale) che quella musulmana

.A tratti è suggestivo anche grazie a come sono fotografati i vicoli di Tunisi a tratti inspiegabilmente farraginoso bloccato dall'affanno della ricostruzione ultrarealistica(vedere per credere la sequenza della depilazione a cui si sottopone eroicamente Myriam:una sequenza lunga,probabilmente inutile per l'economia del racconto,tutta in primissimo piano a svelare ogni dettaglio anatomico e fastidiosamente vera.a ogni strappo seguiva l'ululato della platea inorridita).E comunque la chiusura sembra artificiosamente ottimista ed è la parte meno convincente del film.Rimane la volontà di raccontare la fratellanza tra popoli di religione diversa,il racconto di un amicizia tra due adolescenti(o poco più) contemporaneamente anche romanzo di formazione.Un film che dovrebbe suscitare emozione e invece si ferma sulla soglia dell'autocompiacimento.E'sicuramente più importante per quello che vuole raccontare che per come lo racconta.....

VOTO:6,5/10