Quanta crudele ipocrisia racchiusa in quel WELCOME scritto sullo zerbino del vicino di casa che ha appena denunciato Simon colpevole addirittura di aver aiutato un giovane immigrato curdo.Ma andiamo con ordine.Bilal è un giovane curdo in viaggio da tre mesi per arrivare a Londra dalla sua amata Mina.Ha viaggiato in tutti i modi,a piedi,dentro i camion,sotto i treni,rischiando la vita neimodi più disparati.E'il sogno di coronare il suo amore che lo spinge.A Calais non ce la fa a mettere una busta in faccia per non farsi scoprire dentro il camion di un autotrasportatore.E viene fermato alla dogana.Fermo per necessità in uno dei posti più di frontiera della Terra,immigrato clandestino ma non perseguibile per legge visto che il suo Paese è in guerra .Bilal cerca un modo alternativo per percorrere il braccio di mare che separa la Francia dalle bianche scogliere di Dover,sponda immaginifica che si intuisce in una bellissima sequenza.Lo vuole percorrere a nuoto ma per far questo deve imparare.E alla piscina comunale conosce Simon,prostrato da un matrimonio che sta finendo non per sua volontà che quasi per farsi bello di fronte alla moglie comincia ad aiutarlo,mettendo a rischio la propria tranquillità e la porpria fedina penale.In Francia commette reato penalmente perseguibile con pene fino a cinque anni di detenzione chi aiuta gli immigrati.Ma a Simon che ormai non ha più nulla da perdere non interessa e comincia ad aiutare Bilal nella sua folle impresa.Dieci ore di nuoto con l'acqua a 10 gradi.Quello che conta nel film di Lloret non è tanto la storia(in alcuni momenti ho avuto una strana sensazione di deja vu perchè questo film mi ha ricordato molto quel piccolo misconosciuto gioiello che è L'ospite inatteso ) ma la descrizione minimalista d'ambiente,l'atmosfera che riesce a creare,l'empatia che come forza insopprimibile trasporta Simon verso Bilal che è un figlio che non ha mai avuto.Welcome parla della frontiera,è una storia di frontiera,impressionante la scena con le decine di camion che su piani diversi raggiungono il porto in un flusso continuo.Ma è anche la colonna sonora dell'ipocrisia occidentale che cerca di mettere a tacere il senso di colpa che deve avere verso il terzo o quarto mondo ridotto alla fame e costretto a migrare in massa.E giustamente viene messo in evidenza che non basta fare un respingimento in mare(intanto li respingiamo poi dove vanno a morire sono affari loro,in barba a tutte le organizzazioni umanitarie internazionali),fare una legge che si inventa il reato di immigrazione clandestina,non basta nemmeno il volontariato che pur tanto si adopera.Sarebbe necessaria una politica comune che faccia capire che il pericolo principale che dobbiamo affrontare non è un immigrato che ci troviamo sul pianerottolo,magari con i piedi ben piantati su quella scritta,quell'ironico e beffardo WELCOME stampigliato sullo zerbino davanti alla porta.Ma questa è un altra storia che esula dalla semplice cinematografia.Il film di Lloret però non si limita semplicemente alla denuncia del racket dell'immigrazione o al clima di irrazionale chiusura alla diversità tanto radicato nella popolazione occidentale.Non si sofferma neanche sulla mostruosità giuridica che punisce chi aiuta il bisognoso.E non è neanche un elegia dell'immigrato perchè tra loro vediamo delinquenti disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.Il film di Lloret è magnificamente centrato sul rapporto che si crea tra Simon e Bilal,sulle loro rispettive ottusità,sull'ammirazione che prova Simon per il giovane Bilal animato dal fuoco sacro del suo sogno d'amore.Probabilmente vede un se stesso di tanti anni prima.Ora invece è un uomo stropicciato dagli avvenimenti che non ha avuto neanche il coraggio di attraversare un marciapiede per conservare la propria moglie(parole sue).Bilal è la proiezone di tutto quello che lui non è riuscito a fare.Da qui nasce spontanea l'ammirazione.E nasce l'ammirazione per un film come questo che invita alla riflessione senza essere manicheo....
VOTO 7,5/10
venerdì 12 febbraio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento