domenica 23 maggio 2010

PERDONA E DIMENTICA

Il nuovo film di Solondz cresce sullo scheletro putrido di Happiness nutrendosi dei detriti proteiformi lasciati dalla mutevole Aviva in Palindromes.E secondo me,se conosco anche solo un po' Solondz,quel poster con la locandina di Io non sono qui di Todd Haynes(film strutturato con un protagonista recitato da vari personaggi proprio come Palindromes) non è affatto casuale.Life during wartime riprende i personaggi di Happiness quasi randomizzandoli,non importano facce,colori di pelle,non importa quanto tempo è passato.Gli attori sono cambiati,non i personaggi.Sempre esposti a subire i maggiori danni che la vita può loro arrecare ,sembra quasi che non si accorgano di quello che succede loro intorno,prigionieri del loro microcosmo.La cattiveria cinica e apparentemente spontanea di Happiness viene sostituita da una sgradevolezza quasi programmatica.Se la distanza dell'autore dai personaggi di quel film era quasi nulla,ora assistiamo quasi a un osservazione neutrale da parte dell'autore che è come se posizionasse la macchina da presa nel bel mezzo della batttaglia,tanto per mutuare la metafora della guerra.Non empatizza i suoi personaggi ma il osserva come un entomologo.Dall'apologo sulla incosapevolezza della propria mostruosità(che accomuna un po'tutti i personaggi che affollano questo film),si assiste ad un continuo,progressivo innalzarsi della tensione emotiva che poi viene d'un colpo spazzata via dal gusto innato per il grottesco che l'autore ha sempre dimostrato di possedere sin dai suoi esordi Così succede per la bimba che chiede,ottrenendoli, psicofarmaci alla madre,per il figlio che ripete quasi come un tormentone che è quasi un uomo,per la madre che fa confessioni intime al figlio e così via.Assistiamo a un ritratto feroce dell'altra faccia dell'America che contamperoneamente dissacra e distrugge.Il problema è che cambiano le epoche,cambiano i personaggi ma il mondo in putrefazione di Happiness è sempre qui presente,immutato negli anni.Probabilmente immutabile.Per gustarsi appieno questo film a mio parere è meglio avere uno sguardo d'insieme sulla filmografia di Solondz.Questo film oltre ad essere legato a doppo filo al già troppe volte citato Happiness di cui rappresenta un ideale continuazione(ma lo stato di stallo che affligge i vari personaggi forse contrasta con il concetto di seguito)presenta vari rimandi anche a Palindromes e persino a Fuga dalla scuola media(Il nuovo uomo di Trish).La fotografia ricca di tonalità sature ad opera di Ed Lachman conferisce al film un'estetica da melodramma anni 50,qull'aspetto così ordinato delle villette è la perfetta antitesi dello sfacelo che si vive dentro le varie stanze.Sgradevolezze a fior di labbra che a distanza di tanti anni assumono una consapevolezza che forse prima non era così evidente,un ritratto così velenoso della nuova società americana ha un che di programmaticamente organizzato a tavolino,manca l'effetto sorpresa che ha fatto di Happiness un capolavoro a cinque stelle,almeno per me.Life during wartime è un film che guadagnerà molto con successive visioni perchè Solondz è magistrale nel suo gioco di intarsi e finezze che vanno oltre la sensazione epidermica.Sicuramente a successive visioni saranno visibili altre suggestioni,citazioni che possono essere sfuggite ad una prima visione.Questo è un film che più di altri ha bisogno di essere rielaborato,fatto sedimentare perchè è una di quelle pellicole che non terminano con la fine dei titoli di coda.Forse non sarà un capolavoro come Happiness ma è sempre esempio di grandissimo cinema che riesce a non piegarsi al mainstream hollywoodiano,che riesce a conservare la virulenza del suo spirito indie.Orgogliosamente contro.
VOTO 8/10

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