mercoledì 3 marzo 2010

INVICTUS


La ricordo bene quella partita che ormai ha 15 anni.Era il primo mondiale di rugby che vedevo,erano le prime partite che vedevo in un tempo in cui in Italia era uno sport sconosciuto(all'epoca lo trasmetteva in esclusiva la pay tv Tele + ora defunta).Non fu una partita bellissima,molto bloccata,troppa paura di sbagliare.Vidi anche la passerella che fece Mandela con la maglia degli Springbocks e mi sembrò semplicemente un omaggio,magari folkloristico, alla squadra della propria nazione.Ora dopo tutti questi anni grazie ad Invictus sono in grado di rileggere il significato di tutti quei gesti,di quella maglia indossata dal valore simbolico così elevato,dell'importanza che ha avuto quel mondiale di rugby nella storia del Sudafrica,nazione fino ad allora confinata in un limbo(anche sportivo,gli Springboks non potevano partecipare alle competizioni internazionali ma potevano fare solo lussuosi test-matches,delle esibizioni con le altre nazionali )dalla piaga ancora aperta dell'apartheid.Invictus non è solo un film sportivo.E'un film che usa lo sport per raccontare un frammento importante della storia sudafricana.Racconta soprattutto la temerarietà di un uomo che intuisce per primo che se non ci sarà riconciliazione il Sudafrica non potrà mai uscire dal baratro scavato dalla segregazione razziale.E la squadra di rugby(odiata da tutta la popolazione nera)è un simbolo attorno al quale riunirsi tutti,bianchi e neri a dare finalmente un senso alla bandiera arcobaleno che rappresenta la nazione sudafricana.Invictus è un ritratto del Mandela dietro le quinte,impressiona la sua visione del mondo così distaccata,la sua filosofia sempre improntata ad andare oltre( e in questo senso è esemplificativo il dialogo con Pienaar il capitano della squadra invitato a Palazzo a prendere un tè),il suo coraggio nel prendere decisioni potenzialmente impopolari che poi miracolosamente girano a suo favore.E'un inno ad un uomo straordinario a cui va tutta l'ammirazione di Eastwood.Il quale dal canto suo,da narratore di razza riesce ad asciugare tutta la retorica del film sportivo in favore del suo cinema di stampo classico,con sequenze ad ampio respiro,movimenti di macchina essenziali,un montaggio che non si fa mai sovrastare dal calore dell'attimo neanche nelle sequenze più concitate delle partite di rugby.Eastwood riesce a narrare la storia di un uomo che con la sua lucida visione politica(in fondo non si capisce dove finisca il calcolo politico e cominci il tifo per la squadra anche se c'è l'impressione che la passione per gli Springboks cresca con il passare delle partite)ha scongiurato il pericolo di una guerra civile e lo fa senza manicheismi di sorta,andando a cogliere anche il più piccolo particolare.Due sono i momenti in cui l'emozione tracima:la visita alla prigione di Mandela con il capitano degli Springboks Francois Pienaar che non riesce a capacitarsi di come si riesca a vivere in un ambiente talmente piccolo da poter essere misurato con l'ampiezza delle braccia e la prima visita della nazionale agli slums popolati da neri cercando di portare un sorriso in quei posti dimenticati da Dio e dagli altri uomini.Dopo l'iniziale diffidenza reciproca il cuore si apre al sorriso.Esemplare il lavoro di Freeman e di Damon(con qualche muscolo in più del solito):lavorano per sottrazione regalandoci due ottime interpretazioni.Invictus a mio modesto parere non è il capolavoro di cui si parla ma è pur sempre un bel film realizzato da quello che forse possiamo considerare l'ultimo dei grandi autori classici.Un film che parte dallo sport per parlare di Storia.Quella con la S maiuscola....

VOTO 7,5

2 commenti:

  1. Sì, anche se è un Eastwood "minore" è sempre un bel film... avercene. Concordo sulle buone prove d'attori di Freeman e Damon, mentre trovo la sceneggiatura come il principale punto debole della pellicola: troppo stereotipati e troppo schematici i personaggi, troppo netta la differenza tra "buoni" e "cattivi". E Mandela sembra che si interessi solo del rugby... Però, come tutti quelli di Clint, è un film rigoroso, importante, fatto col cuore. Quanto basta per andarlo a vedere.

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  2. tutto vero,in alcuni passaggi il messaggio è fin troppo evidente,fin troppo "urlato".Ma complessivamente la retorica viene tenuta ottimamente a bada e viene fuori l'idea di cinema del suo autore....un saluto

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